...meraviglia inaspettata è stata guardarla con un telescopio. Era bellissima, tanto da farmi riflettere e scrivere...
Immobile, questa notte, io ho guardato la luna, e l’ho guardata a lungo.
L’ho
guardata nel silenzio intimo della sua confessione… Aveva gli occhi
chiusi.
Sensuale e inerme, timida e fiera, ai miei occhi consegnava il suo
essere
profondo. Pochi l’hanno vista così, pensai, e questo mi riempì di una
strana
emozione. Tutti potevano parlare di lei, tutti l’avevano guardata ma
lei, ora,
si era fatta vedere a me come non faceva spesso e fui fiero di questo
privilegio. Pensai che tutti potevano dire qualcosa su di lei ma io
avrei
potuto dire di più, eppure, allo stesso tempo sapevo che quello che mi aveva
donato
in quella lunga notte, sarebbe rimasto sigillato nel profondo della mia
anima.
Tanto bella era, da graffiarmi e ferire il cuore, come aveva fatto la
sua luce
ai miei occhi.
La
sua anima non era semplicemente quel che si vedeva. Non finiva dove
tutti
credevano finisse, ma curvava e prendeva forma. Delicatamente, mi
sussurrava
che c’era altro oltre a quel che si riusciva a scrutare a semplice vista
anche se
non riuscivo a vedere. C’era altro che si perdeva nei sentieri della
notte. Ora
sapevo che c’era!
Pensai
all’ebbrezza
dei conquistadores alla vista del Nuovo Mondo ma poi, come
fossi illuminato da un pensiero superiore che non nasceva da me ma che
mi veniva
rivelato come fossi un indegno prescelto, capii che noi niente troviamo
ma è
l’Universo che viene a noi che siamo semplici spettatori. L’unico merito
che
possiamo attribuirci, se ne siamo capaci, è quello di non rimanere
indifferenti
delle meraviglie nelle quali veniamo fatti partecipi.
Solo
poi, quando il mio cuore si acquietò, trovai in fondo ad esso la polvere
di una
tristezza. Non avrei potuto mai immaginare tutte quelle ferite che la
segnavano
nel profondo del suo essere, ogni dolore aveva lascito un graffio.
Quanto aveva
sofferto! Eppure era li!
Venne per prima la sua ombra. Era una luna vecchia segnata con il volto rifatto.
RispondiEliminaTeneva chiuso in un fragile occhio un immenso silenzio .
Proveniva da miraggi ogni suo nascondiglio e di luce mi slacciava
lo sguardo dal duro della pietra
dove la vita depone i nostri giorni lasciandoci vivere lontani e senza fiamma
imbevuti di sogni e false verità sollevandoci dall’incubo e dalla solitudine
illudendoci d’essere rari in questa assurda immensità.
Sempre velata e feroce
la luna si preme e va per il cielo
il corpo suo freddo sul corpo ansimante del buio.
Quasi voglia farsi inghiottire.
Come per farsi digerire.
E viene come una corsa del sangue, ancora una volta scalza, fino alla mia porta
per posarmi sul volto un’altra profezia.
Intinge di nascosto nel mio occhio il suo profilo
e segreto e lento
come il tempo che si stilla in ore
prima di cancellarsi in oblio
preme in me le sue radici
come cercasse la pioggia
in fondo alle mie spesse travi d’osso
dei giorni fiutando il picco del midollo
nella dorsale del destino che ancora non conosco.
Viene da me la luna signora di tutti gli altri lumi
e si specchia nel vetro opaco della mia anima
Come un lunghissimo istante beve la nebbia del mio sangue
e barcollando ubriaca si allontana
inquieta tra le quinte della notte
nascondendosi nuovamente il volto
oltre il fronte dell’oblio dietro il vetro annebbiato del cosmo.
Ripete il suo esercizio di stupore al mondo
La sua bocca combacia finalmente con il tempo