lunedì 13 agosto 2012

la luna...


...meraviglia inaspettata è stata guardarla con un telescopio. Era bellissima, tanto da farmi riflettere e scrivere...

 

 

               Immobile, questa notte, io ho guardato la luna, e l’ho guardata a lungo.
L’ho guardata nel silenzio intimo della sua confessione… Aveva gli occhi chiusi. Sensuale e inerme, timida e fiera, ai miei occhi consegnava il suo essere profondo. Pochi l’hanno vista così, pensai, e questo mi riempì di una strana emozione. Tutti potevano parlare di lei, tutti l’avevano guardata ma lei, ora, si era fatta vedere a me come non faceva spesso e fui fiero di questo privilegio. Pensai che tutti potevano dire qualcosa su di lei ma io avrei potuto dire di più, eppure, allo stesso tempo sapevo che quello che mi aveva donato in quella lunga notte, sarebbe rimasto sigillato nel profondo della mia anima. Tanto bella era, da graffiarmi e ferire il cuore, come aveva fatto la sua luce ai miei occhi.
La sua anima non era semplicemente quel che si vedeva. Non finiva dove tutti credevano finisse, ma curvava e prendeva forma. Delicatamente, mi sussurrava che c’era altro oltre a quel che si riusciva a scrutare a semplice vista anche se non riuscivo a vedere. C’era altro che si perdeva nei sentieri della notte. Ora sapevo che c’era!
Pensai all’ebbrezza dei conquistadores alla vista del Nuovo Mondo ma poi, come fossi illuminato da un pensiero superiore che non nasceva da me ma che mi veniva rivelato come fossi un indegno prescelto, capii che noi niente troviamo ma è l’Universo che viene a noi che siamo semplici spettatori. L’unico merito che possiamo attribuirci, se ne siamo capaci, è quello di non rimanere indifferenti delle meraviglie nelle quali veniamo fatti partecipi.
Solo poi, quando il mio cuore si acquietò, trovai in fondo ad esso la polvere di una tristezza. Non avrei potuto mai immaginare tutte quelle ferite che la segnavano nel profondo del suo essere, ogni dolore aveva lascito un graffio. Quanto aveva sofferto! Eppure era li!

Fotografata da me dal telescopio!




1 commento:

  1. Venne per prima la sua ombra. Era una luna vecchia segnata con il volto rifatto.
    Teneva chiuso in un fragile occhio un immenso silenzio .
    Proveniva da miraggi ogni suo nascondiglio e di luce mi slacciava
    lo sguardo dal duro della pietra
    dove la vita depone i nostri giorni lasciandoci vivere lontani e senza fiamma
    imbevuti di sogni e false verità sollevandoci dall’incubo e dalla solitudine
    illudendoci d’essere rari in questa assurda immensità.
    Sempre velata e feroce
    la luna si preme e va per il cielo
    il corpo suo freddo sul corpo ansimante del buio.
    Quasi voglia farsi inghiottire.
    Come per farsi digerire.
    E viene come una corsa del sangue, ancora una volta scalza, fino alla mia porta
    per posarmi sul volto un’altra profezia.
    Intinge di nascosto nel mio occhio il suo profilo
    e segreto e lento
    come il tempo che si stilla in ore
    prima di cancellarsi in oblio
    preme in me le sue radici
    come cercasse la pioggia
    in fondo alle mie spesse travi d’osso
    dei giorni fiutando il picco del midollo
    nella dorsale del destino che ancora non conosco.
    Viene da me la luna signora di tutti gli altri lumi
    e si specchia nel vetro opaco della mia anima
    Come un lunghissimo istante beve la nebbia del mio sangue
    e barcollando ubriaca si allontana
    inquieta tra le quinte della notte
    nascondendosi nuovamente il volto
    oltre il fronte dell’oblio dietro il vetro annebbiato del cosmo.
    Ripete il suo esercizio di stupore al mondo
    La sua bocca combacia finalmente con il tempo

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